
Ieri sera siamo stati contattati da alcuni amici che si congratulavano per il bell’articolo apparso sull’autorevole blog enogastronomia di Luciano Pignataro. Siamo stati piacevolmente colpiti ed onorati per l’elogio ai nostri vini Millesulmare e Calmarossa da parte del giornalista e sommelier Fabio Panci, che ha degustato al Vinitaly il Calmarossa 2011 e una verticale di Millesulmare.
Ringraziamo Fabio Panci e Luciano Pignataro per l’apprezzamento e riportiamo sotto la parte che riguarda SantaMariaLaNave qui di seguito e il link al blog per leggere l’intero articolo.
“Ecco infine le due vere e proprie chicche, scovate quasi per caso, sull’Etna prodotte in poco più di 6000 bottiglie complessive dalla microscopica azienda Santa Maria La Nave di proprietà della famiglia Mulone. I giovani proprietari, con la consulenza della storica azienda etnea Benanti, hanno voluto riportare alla luce una bellissima vigna a quota 1.100 metri s.l.m (una delle più alte in Europa) vinificando antichi vitigni tra cui grecanico dorato, albanello e naturalmente nerello mascalese. Effettivamente solo se siete già stati sull’Etna, avete visto la diversa composizione dei terreni in base alla varie eruzioni succedutesi nei secoli potete comprendere quanto qui, più che altrove, il suolo è un elemento marcante lo stile di un vino. Non fa eccezione il grecanico dorato, vitigno presente da sempre sulle pendici dell’Etna, ma praticamente introvabile nella sua versione in purezza. Non avendo termini di paragone almeno per il bianco, vi posso solamente dire di essere rimasto letteralmente stupito dai sentori di floreale, frutta disidrata, idrocarburi, speziatura al naso e grandissima freschezza, complessità e lunga persistenza in bocca. Tre annate differenti, per 3 vini totalmente diversi tra di loro perché a quota 1.100 metri più che l’uomo è il vulcano a decidere il profilo olfattivo e gustativo di un vino come mi suggerisce il proprietario. Concludendo con il rosso, da nerello mascalese, qui torniamo un attimo nei canoni di questo vitigno con naso virante su frutti rossi, acidità e tannino che si contendono il ruolo di re delle “durezze” e parte alcolica decisa per un rosso che si farà apprezzare minimo tra un biennio.”
Link per leggere l’articolo completo: http://www.lucianopignataro.it/a/grande-notizia-il-mio-vinitaly-siciliano/86084/