Nerello Cappuccio

Nerello Cappuccio, colore e anima vulcanica dei vini dell’Etna

La maestosa Etna, che nei secoli ha minacciato e a volte distrutto ciò che la vita aveva creato alle sue pendici, come un prezioso premio alla fedeltà dei suoi devoti contadini e ammiratori, regala l’armonia del grande vitigno Nerello Cappuccio, uno dei vitigni più antichi della magnifica Sicilia Etnea.

Il Nerello Cappuccio, o Nerello Mantellato, deve il suo nome alla alquanto bizzarra conformazione delle sue foglie, le quali, come un mantello che vuol proteggere ciò che di più prezioso e bello possiede, sembrano avvolgere i propri grappoli, che sfidano con fiera arroganza le mistiche intemperie dell’Etna, come solo i più puri vitigni riescono a fare.

Pur non essendo pervenuti documenti che ne accertano l’esatta origine, con ogni probabilità questo vitigno trova la sua antica collocazione diverse centinaia di anni fa nella piana di Catania, per poi estendersi nelle zone di Messina e spingersi oltre lo stretto raggiungendo le coste della Calabria, per rischiare poi di estinguersi del tutto negli ultimi decenni.

La particolare storia del Nerello Cappuccio

La storia del Nerello Cappuccio è fatta di alti e bassi, proprio come quella della Sicilia, e forse alla fine come quella intima e personale di ogni essere vivente. Forse anche per questo motivo è talmente interessante che i viticoltori più intrepidi e coraggiosi hanno deciso di riprendere a coltivarlo nelle antiche zone collocate tra i 350 e i 900metri sul livello del mare del versante orientale del vulcano Etna, dove il più noto e amato compagno, Nerello Mascalese, sta conoscendo una seconda giovinezza nell’Etna Rosso D.O.C., nella cui costituzione il Nerello Cappuccio rientra per il 20%.

Si tratta di un vitigno principe dell’Etna, che presenta interessanti differenze dal Nerello Mascalese, sia da un punto di vista polifenolico che da un punto di vista aromatico.

Il Nerello Cappuccio e le sue caratteristiche

A causa dell’alto indice di antociani totali e del basso livello di proantocianidine, il Nerello Cappuccio permette di ottenere vini con splendida colorazione, ma non adatti a invecchiamento “estremo”, l’esatto opposto caratterizza i vini ottenuti con il Nerello Mascalese.

Già dalla forma del grappolo ci si rende conto della diversità tra questi due vitigni: mentre il Nerello Mascalese ha una forma maestosa e rotonda, il Nerello Cappuccio, quasi esprimendo una sorta di timore, ha un grappolo più piccolo caratterizzato da una quasi ironica conformazione a “pigna”.

Per quanto riguarda l’aroma, il Nerello Mascalese è caratterizzato da una complessa varietà di profumi: dalle note tipiche del moscato (terpeniche), a quelle di tabacco; mentre nel Nerello Cappuccio troviamo note più delicate e sinuose come l’estratto di legno e scintille di vaniglia, che impreziosiscono anche al palato l’Etna Rosso D.O.C. e sono chiaramente percepibili se degustate in purezza.

Ma il Nerello Cappuccio non smette mai di stupirci, infatti, oltre ai già citati aspetti aromatici, offre sentori di tipo fruttato, prevalentemente di frutta conservata, come la ciliegia, mentre nel suo bouquet gli aromi floreali saranno percettibili sono in modo molto delicato, quasi evanescente (e questa è una peculiarità che lo accomuna al Nerello Mascalese).

E’ chiaro quanto questi due vitigni siano diversi sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo ma, nonostante queste diversità, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio, che per tanto tempo sono stati confusi tra loro, sono in realtà vitigni complementari, così come testimonia il perfetto mix di entrambi i vitigni nelle percentuali previste dal disciplinare D.P.R. 11/8/1968 di produzione dei vini rossi D.O.C. dell’Etna.

Il Nerello Cappuccio con la sua percentuale del 20%, coltivato alle falde del vulcano Etna, ci dona dei vini rossi superbi, con caratteristiche di forte tipicità. Se si aggiunge la restante percentuale di Nerello Mascalese, siamo di fronte ad eccellenti esempi particolarmente adatti all’invecchiamento.

La storia recente del vitigno Nerello Cappuccio

E’ finalmente negli ultimi anni che assistiamo entusiasti a una rivincita del Nerello Cappuccio che, smessi i panni di “accompagnatore sovente” del Nerello Mascalese, è impegnato al 100% nella sua vinificazione in purezza, sfidando così gli antichi canoni previsti dai tradizionali codici di vinificazione.  Gli intrepidi wine makers, sempre più appassionati, esaltano, con un pizzico di follìa innovativa, la natura del vitigno.

Vari e particolarissimi sono gli appellativi con cui si conosce il Nerello Cappuccio: Nerello Mantellato, Niuru Cappucciu, Niureddu Cappuccio, Mantiddatu Niuru, e molti altri “nomignoli” che si perdono nella storia di questo pregiato vitigno, le cui primissime informazioni risalgono al 1839 nelle zone site tra Trecastagni e Viagrande, la stessa zona dove dal 1980 abbiamo cominciato, in un piccolo e antico vitigno di famiglia di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, vinificazioni con metodi artigianali per il consumo solo privato.

Per i più curiosi, le caratteristiche ampelografiche di questo vitigno sono una vera e propria chicca e vale la pena di conoscerle. La vegetazione è molto abbondante nelle viti curate e potate ad alberello. Le gemme sono più globose e armoniche del Nerello Mascalese, mentre la foglia è veramente particolare: orbicolare e trilobata con altri due lobi appena appena accennati, con seno a U che qualche volta presenta una linea chiusa e bordi sovrapposti.

Il grappolo è meno longilineo di quello del Mascalese, risultando quasi del tutto tozzo, in realtà la sua classica forma a “pigna”, che lo rende unico, ricorda una forma più piramidale tronco-conica, talvolta sembra addirittura un’ala pronta a spiccare il volo. L’acino è ovoidale e la sua buccia è brillante e di colore blu nero distribuito in modo uniforme, pruinoso e molto consistente. Della polpa.. chiudendo gli occhi … puoi sentire la succosità semplice e indimenticabile, con quella sfumatura di acidulo appena pronunciata, che si scontra con una dolcezza buona e pura.

Rispetto al Nerello Mascalese, la produzione del Nerello Cappuccio è un po’ più lenta, con un grado zuccherino in genere meno elevato, ma non per questo meno pregiata. I tralci del Nerello Cappuccio sono in genere di media grandezza, circa 12 cm, con la sezione trasversale che passa da circolare a leggermente ellittica e la superficie che si perde in diverse sfumature, passando dal nocciola più luminoso al bruno rossastro per culminare poi in esplosioni di tonalità più scure e calde. La vigorìa è buona, con un marcato allungamento dei tralci: La produttività è mediamente costante, con un tempo di germogliamento generalmente collocabile a marzo, per arrivare a un tempo di maturazione e raccolta nella seconda metà di ottobre.

Il vino a base di Nerello Cappuccio

Il vino che si ottiene dal Nerello Cappuccio è di un brillante rosso rubino con meravigliosi toni violacei, accompagnato da un profumo intenso, invitante e fruttato, con note eteree se il vino è sottoposto a processo di invecchiamento. Il profumo si sfuma lasciando posto a un sapore pieno e piacevole che, con le marcate ma mai eccessive note tanniche, regala emozioni indelebili, che culminano in una prestigiosa persistenza aromatica.

E’ un vitigno eccezionale, dalla sua espressione in purezza derivano vini perfetti per accompagnare pietanze a base di carne rossa e formaggi siciliani salati e saporiti, perché questo è un vitigno passionale, è un vitigno vivo in cui ritroviamo tutto l’amore, l’impegno, le gioie e i dolori, le speranze e i sogni dei viticoltori etnei e della loro splendida terra.