La storia recente del vitigno Nerello Cappuccio
E’ finalmente negli ultimi anni che assistiamo entusiasti a una rivincita del Nerello Cappuccio che, smessi i panni di “accompagnatore sovente” del Nerello Mascalese, è impegnato al 100% nella sua vinificazione in purezza, sfidando così gli antichi canoni previsti dai tradizionali codici di vinificazione. Gli intrepidi wine makers, sempre più appassionati, esaltano, con un pizzico di follìa innovativa, la natura del vitigno.
Vari e particolarissimi sono gli appellativi con cui si conosce il Nerello Cappuccio: Nerello Mantellato, Niuru Cappucciu, Niureddu Cappuccio, Mantiddatu Niuru, e molti altri “nomignoli” che si perdono nella storia di questo pregiato vitigno, le cui primissime informazioni risalgono al 1839 nelle zone site tra Trecastagni e Viagrande, la stessa zona dove dal 1980 abbiamo cominciato, in un piccolo e antico vitigno di famiglia di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, vinificazioni con metodi artigianali per il consumo solo privato.
Per i più curiosi, le caratteristiche ampelografiche di questo vitigno sono una vera e propria chicca e vale la pena di conoscerle. La vegetazione è molto abbondante nelle viti curate e potate ad alberello. Le gemme sono più globose e armoniche del Nerello Mascalese, mentre la foglia è veramente particolare: orbicolare e trilobata con altri due lobi appena appena accennati, con seno a U che qualche volta presenta una linea chiusa e bordi sovrapposti.
Il grappolo è meno longilineo di quello del Mascalese, risultando quasi del tutto tozzo, in realtà la sua classica forma a “pigna”, che lo rende unico, ricorda una forma più piramidale tronco-conica, talvolta sembra addirittura un’ala pronta a spiccare il volo. L’acino è ovoidale e la sua buccia è brillante e di colore blu nero distribuito in modo uniforme, pruinoso e molto consistente. Della polpa.. chiudendo gli occhi … puoi sentire la succosità semplice e indimenticabile, con quella sfumatura di acidulo appena pronunciata, che si scontra con una dolcezza buona e pura.
Rispetto al Nerello Mascalese, la produzione del Nerello Cappuccio è un po’ più lenta, con un grado zuccherino in genere meno elevato, ma non per questo meno pregiata. I tralci del Nerello Cappuccio sono in genere di media grandezza, circa 12 cm, con la sezione trasversale che passa da circolare a leggermente ellittica e la superficie che si perde in diverse sfumature, passando dal nocciola più luminoso al bruno rossastro per culminare poi in esplosioni di tonalità più scure e calde. La vigorìa è buona, con un marcato allungamento dei tralci: La produttività è mediamente costante, con un tempo di germogliamento generalmente collocabile a marzo, per arrivare a un tempo di maturazione e raccolta nella seconda metà di ottobre.
Il vino a base di Nerello Cappuccio
Il vino che si ottiene dal Nerello Cappuccio è di un brillante rosso rubino con meravigliosi toni violacei, accompagnato da un profumo intenso, invitante e fruttato, con note eteree se il vino è sottoposto a processo di invecchiamento. Il profumo si sfuma lasciando posto a un sapore pieno e piacevole che, con le marcate ma mai eccessive note tanniche, regala emozioni indelebili, che culminano in una prestigiosa persistenza aromatica.
E’ un vitigno eccezionale, dalla sua espressione in purezza derivano vini perfetti per accompagnare pietanze a base di carne rossa e formaggi siciliani salati e saporiti, perché questo è un vitigno passionale, è un vitigno vivo in cui ritroviamo tutto l’amore, l’impegno, le gioie e i dolori, le speranze e i sogni dei viticoltori etnei e della loro splendida terra.