
Prima di dedicare la mia vita alla viticoltura eroica sull’Etna, degustavo il vino in modo diverso, ne apprezzavo il colore, le caratteristiche organolettiche, il retrogusto, cercavo di capire come il vino rispecchiava il grappolo di origine e il territorio di provenienza. Lo gustavo per quello che avevo nel bicchiere, per le emozioni che il vino regalava ai miei sensi: vista, gusto, olfatto.
Dopo un po’ di anni di impegno e fatica nella viticoltura eroica, ho imparato a degustare con i sensi, ma anche con il cuore.
Prima di spiegare cos’è la viticoltura eroica, vorrei premettere, che per me tutti i viticoltori che producono vera qualità sono eroi. L’azienda vitivinicola di per sé è un’azienda di altissima complessità per i seguenti motivi:
- si produce la propria materia prima, in mezzo a mille difficoltà alcune imprevedibili: pioggia nel momento sbagliato, mancanza di pioggia quando dovrebbe esserci, insetti, funghi, grandine, vento, animali selvatici di vario tipo e bellezza, ma mortali per il raccolto. Sull’Etna si aggiungono anche pioggia di pietre e, nel caso peggiore e definitivo, colate laviche! Per questo quando ho cominciato a dedicare la mia vita a SantaMariaLaNave, il mio saggio suocero mi ha detto: “Ricorda sempre che il contadino ha più nemici di quelli che pensa di avere!”. Difficile spiegare l’ansia dei giorni prima della vendemmia, controllo tutti i siti di previsioni meteo, il tutto per assicurarmi di raggiungere l’equilibrio perfetto tra zuccheri ed acidità, sempre con la spada di Damocle del tempo. Pochi minuti di pioggia o grandine e tutti gli sforzi di un anno vanno persi…
- Bisogna seguire il processo di trasformazione senza alterare il sapore del frutto che deve rispecchiare l’annata, il vitigno e quello che le radici, le foglie e gli acini hanno succhiato e respirato dalla fine dell’inverno alla vendemmia.
3. Poi si va all’affinamento del vino, lo si fa maturare fin quando da bambino non diventa un giovane o un’affascinante adulto pronto a confrontarsi con un mondo di sofisticati bevitori. L’affinamento va svolto a temperatura, umidità e luminosità controllata. Non bisogna avere fretta, ci possono volere anni, ma bisogna aspettare con pazienza e dare il tempo giusto. Messo in freddi termini economici, fino a questo momento, il viticoltore, ha investito i suoi risparmi, il suo sudore, ha potato la vigna, l’ha zappata, l’ha curata e concimata, ha rischiato di perdere tutto fino al giorno della vendemmia, ha fatto fermentare il mosto, ha curato per mesi e anni l’affinamento e non ha ancora guadagnato un euro. Ma se l’annata è buona, e il lavoro in cantina ha rispettato i suoi grappoli, il viticoltore è un uomo o una donna piena di gioia e soddisfazione!
- Poi si passa alla commercializzazione, che nel mondo del vino è di grandissima complessità. Infatti il vino viene venduto nel mercato globale, e ogni stato ha regole commerciali e legali completamente diverse, oltre che lingue diverse. Il viticoltore deve quindi affrontare le complessità e le sfide di un mercato globale, come se non bastassero le difficoltà dei lavori e dei rischi in vigna e in cantina.
Malgrado tutto ciò il lavoro, se fatto con il giusto impegno e con passione è uno dei lavori più belli al mondo!
Poi come in un videogame si passa al livello successivo: la viticoltura eroica! In questo livello i nemici sono molto più agguerriti, i rischi si moltiplicano, così come la fatica, il sudore e i costi…. Ma la soddisfazione e i risultati possono essere da “livello successivo”!
Intanto cerchiamo di capire chi sono i viticoltori eroici. Avendo fatto un po’ di ricerche penso che la definizione tecnica più accettata sia quella del Cervim (www.cervim.org). Il Cervim è un organismo internazionale di valorizzazione e salvaguardia del patrimonio creato dalla viticoltura di montagna e in forte pendenza. Ha sede in Valle d’Aosta, ma i soci sono enti e viticoltori di tutto il mondo. Anche SantaMariaLaNave è stata ammessa come socio, grazie alle caratteristiche eroiche dei propri vigneti.
Il Cervim definisce eroici i vigneti che si trovano ad altitudini estreme, in fortissime pendenze e in piccole isole, una viticoltura marginale (meno del 5% di quella totale Europea) “ma che ha delle implicazioni importanti sull’economia, la società, l’ambiente e la cultura di molte regioni e nazioni”.
Sempre secondo il Cervim, le caratteristiche che accomunano le zone e le aziende associate e sulle quali si fonda il riconoscimento delle “viticolture eroiche” sono le seguenti:
- condizioni orografiche che creano impedimenti alla meccanizzazione
- vigneti dalle ridotte dimensioni, non sempre contigui e in molti casi con presenza di terrazzamenti
- aziende agricole dalle superfici aziendali contenute prevalenza di imprenditorialità non a titolo principale
- necessità di grandi investimenti economici in caso di riformulazione di una viticoltura moderna
- condizioni climatiche non sempre ottimali (es. fabbisogni idrici)
- tipologia differenziata di uve, con produzioni enologiche fuori dai modelli mondiali (prodotti di nicchia)
- vigneti situati in aree geografiche ad alta valenza paesaggistica e turistica
- viticoltura delle piccole isole caratterizzate da difficoltà strutturali (es: salinità, impossibilità di meccanizzazione) e da effettivo e permanente carattere di isolamento ed inserita in un contesto strutturale e socio-economico penalizzante sotto il profilo della redditività aziendale.
Facile comprendere quali sono tutti i nuovi “nemici” che si trovano in questo nuovo livello del videogioco e che si aggiungono ai nemici degli schermi precedenti, rendendo le condizioni al contesto del viticoltore al limite della sopportazione: da qui l’aggettivo eroico, pienamente meritato dai viticoltori che operano in queste condizioni!
La domanda sorge spontanea: ma perché questi viticoltori non si cercano delle aree meno ostili? La loro vita è già complessa in situazioni normali, perché devono rendersela quasi impossibile coltivando in zone così estreme?
Le risposte possono essere diverse, ma penso che quella più universale sia che le viti coltivate in quelle condizioni danno dei risultati straordinari! Perché quei nemici del nuovo livello del videogioco, se il viticoltore sa come conoscerli e gestirli, diventano i migliori amici del grappolo e di quello che poi sarà il risultato in bottiglia.
Ogni situazione ha le sue caratteristiche, ma la coltivazione ad esempio in alta quota (come nel nostro vigneto a 1100 metri sul livello del mare sul Monte Etna dove produciamo il nostro Millesulmare) ci assoggetta a rischi importanti: siccità, precipitazioni più violente, maggiore variabilità metereologica, escursioni termiche, maggiore probabilità di piogge di pietrisco dai crateri sommitali, molti più animali selvatici ghiotti di uva e di vegetazione giovane….oltre all’impossibilità di meccanizzazione di qualsiasi lavorazione in vigna, rendendo davvero faticosa ogni operazione. Ma allo stesso tempo ci regala una splendida vendemmia tardiva (le viti possono godere del sole e clima siciliano di ottobre e a volte dei primi giorni di novembre), escursioni termiche estreme (che completano arricchendolo il corredo aromatico), maggiore mineralità (perché le radici per proteggersi dalle siccità si spingono a maggiori profondità, sullo scheletro lavico del terreno, ma anche perché le piogge di ceneri vulcaniche sono più abbondanti), la zona incontaminata e non inquinata consente la presenza di un contesto di flora e fauna importantissimo per lo sviluppo equilibrato e senza supporti chimici delle nostre piante (è per questo che rispettando un’antica tradizione siciliana noi lasciamo sempre sulle piante un po’ di frutta per gli uccelli e gli animali che altri scacciano o uccidono nei più svariati modi).
Così qualche antico viticoltore eroico aveva già intuito che questi nemici potevano essere i migliori amici e aveva portato già tanti anni fa il grecanico dorato in quelle zone estreme dell’Etna, e noi stiamo soltanto custodendo, tramandandola, quella sua intuizione.
Concludo questo breve articolo ringraziando tutti gli amici e colleghi che dedicano la loro vita a proteggere le loro vigne eroiche, a Vincenzo e alla sua famiglia che curano le nostre vigne sull’Etna ogni giorno e con lo stesso amore che abbiamo noi per le nostre piante e a tutti coloro che in tutto il mondo degustano il risultato delle nostre fatiche con i sensi e con il cuore.